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Solstizio d’estate a Poggio al Toro

Scrittto da Bianca

Quando arrivai per la prima volta a Poggio al toro nel cuore della Maremma vicino Scansano, sentii da subito che era un luogo magico. Un luogo dove, con la luce del crepuscolo , con gli odori del bosco e i colori dei prati, tutto potrebbe succedere. Quale migliore occasione per giocare con la natura se non al solstizio d’estate?

Il 21 Giugno, giorno conosciuto come il più lungo dell’anno, il sole culmina allo zenith, ovvero si trova nel punto più alto della volta celeste.

Il termine “Solstizio” significa “Sole stazionario” e indica che in questo momento astronomico l’astro non si alza né si abbassa rispetto all’equatore celeste. Nell’esatto mezzogiorno astronomico le ombre degli edifici e dei pali scompaiono del tutto.

Sempre in quest’occasione, al tropico del Cancro è possibile osservare l’immagine del disco solare nel fondo dei pozzi, riflesso dall’acqua anche a decine di metri di profondità e lo stesso fenomeno si ripete il 21 dicembre (solstizio d’inverno).

Il gran numero di usanze e di piccoli rituali, ancora oggi vivi in tutta Europa, testimoniano che il solstizio estivo, insieme a quello invernale, resta uno dei periodi più amati e profondamente intessuti nella cultura popolare.

E’ la notte dei prodigi: la saggezza popolare sapeva cogliere la magia e il gran mistero della notte di S. Giovanni, il solstizio d’estate è il momento per venerare la potenza della luce, il maschile, la cima della montagna, la lama della spada, l’esteriore e l’assertivo.

L’acqua ed il fuoco sono per antonomasia i simboli solstiziali che si ritrovano in molte feste popolari. Da sempre con il fuoco si mettono in fuga le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Intorno al fuoco, dunque, si danzava e si cantava e nella notte magica avvenivano prodigi: le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell’aria scura, promesse d’amore e di fortuna. I falò accesi nei campi la notte di S. Giovanni erano considerati, oltre che propiziatori, anche purificatori e l’usanza di accenderli si riscontra in  moltissime regioni europee e persino nell’Africa del nord.

Secondo antiche tradizioni chi salta il fuoco è sicuro di non dover soffrire il mal di reni per tutto l’anno. Gettando erbe particolari (come la verbena) nel fuoco del falò si allontana la malasorte. In Sardegna si ritiene che il sole all’alba saltelli tre volte prima di innalzarsi in cielo, come fece la testa di Giovanni Battista quando fu decapitato.

La mattina del 24 Giugno le persone giravano tre volte intorno alla cenere lasciata dal falò e se la passavano sui capelli o sul corpo, per scacciare i mali.

La rugiadaraccolta aveva il potere di curare, di purificare e di fecondare.

Recarsi all’alba sulla riva del mare o del fiume a bagnarsi preservava dai dolori reumatici.

Nella notte tra il 23 e il 24 giugno si usa bruciare le vecchie erbe nei falò e mettere in atto diversi tipi di pratiche per conoscere il futuro perchè, come dice il detto, ” San Giovanni non vuole inganni”.

La notte di San Giovanni, a Roma, fino al 1872 (anno in cui la festa fu soppressa dal governo italiano), dopo l’Ave Maria veniva sparato un colpo di cannone che dava inizio ai festeggiamenti. Quella sera poi, ci si trovava nelle osterie per mangiare tutti insieme le lumache, in modo da scongiurare futuri litigi ed appianare insieme vecchie scaramucce. Le lumache infatti, in quanto animaletti cornuti, se mangiate in abbondanza, scongiuravano anche il pericolo di essere traditi dai propri amati.

Il nocino è il liquore che si prepara dalle noci raccolte in questo giorno. Si dice che la dea greca Caria (Carmen, la dea italica della divinazione)  amata da Dioniso morta improvvisamente, fu trasformata dal dio in albero di Noce mentre nove fanciulle vi danzavano intorno ( le nove ninfe Cariatidi). Anche secondo l’alfabeto Ogham (dei Celti) la noce era in relazione col numero 9 (numero lunare).

Mentre le erbe che si raccoglievano erano:

Erica - scacciadiavoli: anti malocchio. I suoi petali rossi erano ritenuti pregni del sangue del santo).

Aglio: pianta che protegge dalle creature malefiche. Il nome sanscrito dell’aglio significa infatti “uccisore di mostri”.

Artemisia-assenzio volgare: consacrata a Diana-Artemide.

Verbena: simbolo di pace e prosperità.

Ruta detta anche “erba allegra”, perché è un’efficace talismano contro il maligno.

Anche quest’anno quindi, sui passi delle più antiche tradizioni, a Poggio al Toro si festeggerà la notte di San Giovanni. Non ci faremo mancare suoni, luci e racconti, onoreremo con attenzione e cura il nostro meraviglioso territorio , come per altro siamo soliti fare, perché a noi infondo, nulla rende più felici che preservare la natura incontaminata che ci circonda.

bianca

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